top of page

La palestra delle idee

DOPO 700 ANNI, DANTE  FILOSOFO, DI NUOVO ATTUALISSIMO!                        

di Andrea Rognoni

 

La filosofia di Dante rappresenta un capitolo fondamentale del pensiero medievale e al tempo stesso una pietra miliare della coisiddetta ISOIDA TOSCOITALIANA, vale a dire quella specie di identità nazionale che si basa prima ancora sulle idee che sui gusti ed i comportamenti.

Riprenderla in mano, cercare di focalizzare nuovamente e con inedita volontà di approfondimento significa riportare alla luce un tesoro inestimabile, a cui attingere tuttora per comprendere il senso ultimo delle scelte da compiersi in Italia ed in Europa per raddrizzare le sorti di un millennio nato malfermamente, come dimostra la stessa simbologia infausta delle due torri crollate, scenografia che non sarebbe dispiaciuta allo stesso Dante apocalittico della Prima cantica della Commedia.

Quel che veramente conta è  innanzitutto riassumere quanto ha prodotto la critica dantesca al proposito, con particolare attenzione agli studiosi, non tantissimi per la verità, maggiormente dotati di talento ermeneutico in fatto di questioni schiettamente filosofiche, nonché poi procedere ad una sorta di sinossi didattica della filosofia dantesca, sulla base di quanto scritto e di quanto può servire ancora in riferimento all’ utilizzo della stessa in chiave di fondamento extratemporale e fertile consiglio sulla attualità.

Esercizi certamente non facili per tantissimi motivi, innanzitutto per la complessità dell' apparato filosofico approntato dal Sommo ma genialmente spalmato in tre opere strutturalmente diverse, e differenti perfino nel codice espressivo, vale a dire Convivio, Monarchia e Divina Commedia. Non può neppure desumersi un lavoro veramente organico come nell’ opera omnia di un filosofo vero, anche a causa dell’utilizzo, peraltro mirato ad una più sottile comprensione della stessa materia filosofica, di un linguaggio di ispirazione più poetica, estetica e artistica che di ricognizione gnoseologica o scientifica. Ma qui sta proprio la prima grande lezione del Maestro: la vera filosofia non deve esser costretta a produrre i suoi concetti, i suoi sistemi e i suoi sillogismi soltanto attraverso un codice afferente ad una semiologia realisticorazionale, votata cioè all’ astrazione concettuale di impronta puramente   logicoinduttiva o logicodeduttiva.

Tutto questo a maggior ragione se, come vuol far Dante, la vera filosofia da proporre non è tanto una visione del mondo o una interpretazione del senso ultimo delle cose ma una indagine sulla maniera e il percorso con cui deve venire esercitata la filosofia stessa. Si tratta insomma di una vera e propria META FILOSOFIA, una impresa di primaria entità che pochi filosofi hanno voluto davvero affrontare nel corso della storia del pensiero universale. Una profonda riflessione sul senso ultimo della filosofia come salvezza del genere umano attraverso la conquista della piena consapevolezza del ruolo esiziale della nostra specie.

La maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che codesta METAFILOSOFIA assuma una caratteristica di notevole eclettismo, tale da non esser riconducibile ad una scuola precisa, presentandosi a conti fatti come il frutto di una riflessione originalissima. Da Nardi a Gilson, sono stati ampiamente demistificati le presunte dominanze del tomismo (che rimane comunque un palinsesto sostanzioso) e del neoplatonismo (il concetto di emanazione della luce di marca plotiniana alita in tutta la Commedia, come dimostra magistralmente l’esegesi di Romano Guardini), pur presenti nel pensiero dantesco come lieviti insostituibili. Aristotele, pur mediato da Tommaso per impraticabilità del campo linguistico greco, risulta comunque una specie di ‘imperator mentis’, nel senso che moltissimi spunti sono riconducibili alla LECTIO metafisica dello Stagirita, così sensibile tra l'altro all’ impegno sociopolitico della umanità in chiave di applicazione morale del sistema ontologico. Questa presenza ingombrante di marca pagana, ha fatto parlare qualcuno di eresia, tematica che si è trascinata fino ai nostri giorni, non senza allusioni ad una presunta frequentazione da parte del poeta di circoli o sette poco ortodosse in senso religioso. Ma, mentre per una lettura esoterica paiono non esserci più dubbi, rimane salda la convinzione che Dante non volesse affatto opporsi al retto pensiero cristiano,  pur leggendolo in una chiave di apertura razionale che può trarre in inganno i più maliziosi. In realtà non si può negare la suggestione esercitata su di lui da altri autori di marca religiosa come Pier Lombardo,  Alberto Magno e Sigieri di Brabante, mentre rimane sostanzialmente estraneo al filone arabo per l’accanita opposizione dantesca alla dottrina della doppia verità (un margine di orientalismo potrebbe venir spiegato colla mediazione della frequentazione iberica del Maestro Brunetto Latini). Della triade appena citata subisce fascino sul versante della gnoseologia applicata alle verità ultime. Per esempio trova nel “De intellectu” albertiano la linfa giusta per indagare una certa autonomia della ragione rispetto alla fede come accesso alla felicità terrena. GILSON nei suoi lavori ci ha spiegato benissimo che tale autonomia non risulta opposizione alternativa ma graduale approccio alla realtà che non può non esitare nel trionfo della teologia. Del resto tale impostazione un po’ dislessica rispetto allo zoccolo duro del medievismo ha appassionato quegli storici che hanno voluto vedere in Dante il precursore dello stesso umanesimo. Forzatura pure quest’ ultima se leggiamo con cura i versi dell’Inferno.

La METAFILOSOFIA dantesca comprende quella dimensione tipicamente estetica che compete all’ impiego strategico del linguaggio espressivo. Una frase dotata  di significato o un verso endecasillabo presentano un significato letterale e altri significati profondi che conducono nella regione dell’ anagogia e dell’ allegoria. A questa polisemanticità  non può sottrarsi neppure l’ assioma o la definizione di ordine filosofico. Qualsiasi tentativo di ridurre l’ indagine ad un livello linguistico di scientificità intenzionata nasconde una presa di posizione di carattere interpretativo o addirittura persuasivo in senso propagandistico. Pensate alle conseguenze di tale deriva ermeneutica nella storia della stessa filosofia. Vi è già l'intero dilemma proposto dalla fenomenologia e dal formalismo contemporanei rispetto alla tradizione metafisica da una parte e all’ empirismo dall’ altra.  In tal modo il concetto stesso di scienza adottato da Dante nella descrizione dell’ oggetto dello scibile nel Convivio, dal trivio al quadrivio, rimanda ad una visione larga della conoscenza,  non più  compresa dal patto faustiano impostato da Bacone per la modernità, che costringe invece il vero studioso all’ uso della retorica per riuscire ad avvicinarsi alla verità da un lato e dall’ altro per attuare un piano strategico di comprensione a favore di allievo e decodificatore. Di qui la dicotomia inevitabile tra l’ applicazione costante verso la filosofia del linguaggio come avanguardia della filosofia ‘essoterica’  e modulazione esoterica della crescita spirituale, evidenziata dallo stesso Guenon. Sul primo versante la stessa opera in latino “De vulgari eloquentia” presenta un intento filosofico perché dimostra che il volgare di alcune regioni italiane si presta meglio del latino allo studio della materia polisemantica. Secondariamente, non si può non notare che strumentazioni espressive e misurative quali quelle adottate da cosmologia, astronomia e astrologia, per esempio nella classificazione dei cieli in merito anche al pianeta in ognuno dominante  o nella localizzazione del ciclo apocatastatico (intuizione stoica) attraverso la temporalizzazione del viaggio anabatico della Commedia, vanno viste e usate come straordinari apparati simbolici per capire appieno il percorso da intraprendere nell’ approfondimento progressivo della realtà. E non è  neppure distrazione fantasmatica, ancora oggi, scomodare il cielo delle stelle fisse per focalizzare l’oggetto della fisica e della metafisica, il cosiddetto Cristallino per la filosofia morale e l ‘Empireo per la teologia.  La lezione dantesca sulla superiorità della morale rispetto alla metafisica rimane tra l'altro validissima oggi per un mondo così laicizzato, tentato dalla bioetica più facile, quella di ordine materialistico che pone la fisica in cima a tutto, al posto della teologia. E la stessa etica risulta fonte di felicità solo se guidata dalla comprensione razionale, in altre forme cade vittima delle emozioni e delle passioni, non conosce più la gentilezza costitutiva di quella donna tanto amata, ecco l’ immagine fondamentale che sta alla base del Convivio, in grado di ispirare la vera sapienza, in un nesso privilegiato tra mente e  cuore.

La metapolitica dantesca parte anch’essa da un plafon di carattere cosmologico,  con la teoria dei due soli, che garantisce l’ indipendenza dell’ Impero, voluto comunque direttamente da Dio,  rispetto alla Chiesa. Derivando dalla morale, la vita politica si erge risoluzione dell' intera gamma dei problemi terreni, in ordine all’esercizio collettivo della felicità possibile. Tanti gli spunti di attualità, dal valore dello stato come garanzia di sovranità alla necessità di non ingerenza nelle scelte politiche da parte del Papa, reggitore unicamente delle sorti spirituali.  E proprio per il fatto che la struttura imperiale si basa già su un fondamento di difesa dei principi cristiani (ecco un ottimo spunto di riflessione sul valore di una vera Europa dei popoli che non ceda al “laicismo pluriconfessionale”) che le direttive ecclesiali non possono divenire “politiche”.

Dante immagine 3.jpg

NEL VENTENNIO DELLA MORTE, GIANFRANCO MIGLIO E I DIRITTI DEI POPOLI

di Pietro Rota  

Gianfranco Miglio (1918-2001) è stato uno dei più importanti politologi e pensatori federalisti lombardi del Novecento. Grazie ad un suo fecondo approccio multidisciplinare fu un acuto studioso della parabola dello stato moderno di cui analizzò la genesi, lo sviluppo e soprattutto la sua crisi, a cui tentò di rispondere elaborando un raffinato pensiero neofederalista. Questo percorso caratterizzato da grande passione civile e rigoroso impegno politologico, vide lo studioso lariano impegnato in prima linea nella promozione in una svolta autenticamente federalista, attenta ai diritti dei popoli. La battaglia neofederalista inizia già nell’immediato dopoguerra con le pagine del “Cisalpino” che vide Gianfranco Miglio come interprete della Questione Settentrionale riproponendo, insieme alle altre italiane, la macroregione del Nord, già presente in pensatori federalisti come Torelli e Durando. Negli anni il pensiero e gli studi di Miglio saranno ulteriormente approfonditi , e a più riprese vedranno il politologo lombardo al fianco delle rivendicazioni dei popoli, prima assieme a Guido Fanti (PCI) per la macroregione padana e in seconda battuta come indipendente della LN in un più articolato progetto neofederale. Va rilevato che Gianfranco Miglio ispirò l’indipendentismo padano e il suo importante radicale interprete Gilberto Oneto. Venti anni dopo la scomparsa di Gianfranco Miglio rimane la preziosa eredità di studi politologici e di un pensiero federalista che, in largo anticipo con i tempi, si interrogò sulla statualità moderna giacobina cercando una avanguardistica alternativa federale che presenta una solida tradizione istituzionale e di pensiero metapolitico. Soprattutto, Gianfranco Miglio colse molto bene le istanze sociali ed identitarie dei popoli e in controtendenza ad una élite accademica che mai lo ha amato. Alla luce della riflessione sovranista e identitaria portata avanti da pensatori come Alain De Benoist e Alexander Dughin e sviluppata in italia dal genovese Paolo Becchi, crediamo che sia imprescindibile confrontarsi con gli scritti di Gianfranco Miglio, il cui contributo all’ analisi dello stato moderno è stata sostanziosa. Soprattutto alla luce degli sviluppi dei movimenti sovranisti e identitaristi è importante chiedersi quale formula vada meglio per tutelare i diritti dei popoli: non c’è dubbio che il confronto con il grande politologo e pensatore lombardo sia d’obbligo per tutti coloro che hanno a cuore la costruzione di una battaglia decisiva per una vera “Europa dei popoli”.

MIGLIO IMMAGINE.jpg

Gianfranco Miglio

RAFFAELLO, UN BILANCIO DEL SUO ANNO E IL RAFFRONTO CON LEONARDO E MICHELANGELO

di Andrea Rognoni

Sta per concludersi il cosiddetto anno raffaelliano.

Bisogna subito dire che il divino Sanzio continua a risultare piuttosto sfortunato.

La celebrazione dei 500 anni dalla morte ha dovuto subire i fastidi e i blocchi dovuti al contagio.

Tanti comunque i libri editi sulla sua figura e la sua pittura, con inserti speciali dei principali giornali e numeri di riviste interamente dedicato all’ urbinate. Sono le mostre invece ad aver ottenuti esiti insoddisfacenti, compresa quella più attesa, a Roma.

Tra le analisi migliori quella fornita da Silvano Vinceti, presidente del Comitato per la Valorizzazione dei Beni storici ambientali e culturali. Ha scritto infatti un testo che si fa notare per il coraggio nell’ affrontare finalmente, senza remore e pregiudizi, l’ annosa questione del confronto tra i tre rappresentanti della cosiddetta Santa Trinità rinascimentale. Rispetto a Leonardo e Michelangelo, il Divino, che potremmo paragonare allo “Spirito Santo”, si fa apprezzare per una maggiore elasticità mentale e una capacità di introspezione psicologica, sublimata comunque in un respiro armonico e quasi terapeutico, che i toscani non possedevano; si aggiunga infine la più forte carica simbolica…specie nei lavori legati a spazi urbani e contesti architettonici.

Raffaello tra Leonardo e Michelangelo, edizioni Armando (casa di stampa sempre attenta alla diagnosi dialettica di qualità in ambito umanistico), stabilisce un raffronto che si avvale della conoscenza dettagliata anche delle dinamiche sociali, economiche e politiche del complesso periodo protocinquecentesco.

Raffaello tra Leonardo e Michelangelo im

UNA PADANIA DECOVIDIZZATA, SOLO UN BEL SOGNO?

di Vera Poletti

Che la Padania fosse ambita dal coronavirus al pari della pianura dell’ Hubei lo abbiamo amaramente compreso. Il Covid-19 si è divertito a falcidiare la popolazione, infierendo tra l'altro su quel mondo così iperattivo, generosissimo e a suo modo passionale quale da sempre si configura la realtà orobica.

Senza dimenticare che la prima zona rossa è stata quella proprio sulle rive del Po, a Codogno.

Si sono palesate tra l'altro tematiche e problematiche che son tipiche del mondo padano, costretto già in passato a subire le scelte di Roma, quando le sue peculiarità dovrebbero autorizzare maggiore autonomia.

Ma il bello arriverà quando l’ attuale incubo sarà finito. Per prevenire il ritorno del Covid.19, per sventare una crisi economica lombardoveneta che si ritorcerebbe su tutto il Paese e sull’ Europa stessa. Per questo urge una profonda riflessione, a base culturale, sulla “decovidizzazione totale” della nostra area, all’ insegna di un mutamento di prospettiva che non può non riportare a galla la scommessa vera sulla nostra identita'.

mappa-coronavirus-2 (1).jpg

QUANTE … FACCE DI BRONZO!

di Mirko Molteni


Da alcune settimane, a seguito di uno scoop del programma televisivo

 “Le Iene”, i famosi Bronzi di Riace sono tornati sotto le luci dei riflettori 

a causa dell’ipotesi secondo la quale in origine non erano limitati alla 

coppia di guerrieri o atleti immortalati dall’antica metallurgia greca. E’ risaputo che le due statue di bronzo vennero avvistate sul fondo marino antistante la costa di Riace, in provincia di Reggio Calabria, il 16 agosto 1972 dal 

sommozzatore romano Stefano Mariottini, che il giorno 
dopo avvisò la Soprintendenza alle Antichità della Calabria. Poi i Carabinieri ripescarono i reperti fra il 21 e il 22 agosto. 
Nell’arco dei successivi quarantasette anni si sono susseguite numerose ipotesi sia sull’origine, sia sull’identità dei barbuti e atletici personaggi. Gli esperti sono in sostanza concordi ... continua sul pdf

 

scarica il testo completo

BRONZI DI RIACE IMMAGINE.jpg

CATTANEO, LA FIGURA E L’OPERA A 150 ANNI DALLA MORTE

di Andrea Rognoni

 

Dopo lo studio nel seminario vicino a Lecco scoprì il suo primo vero amore: Goethe. Già, perché le affinità elettive, per Carlo Cattaneo, milanese della classe 1801 (ma l’antica origine della famiglia era orobica), consistono proprio nel riconoscersi liberi nella stessa misura in cui si contrae un patto con altre comunità parallele, all’interno di uno Stato federale, che è innanzitutto un rapporto di rispetto e fiducia.

Il giovane si mostra predisposto alle lingue, sia antiche che moderne, sia nazionali che dialettali, segnali privilegiati di un ‘insieme di popoli in continuo contatto tra loro ma attenti a non sradicare le culture altrui. Si impone nella sua mente, tendenzialmente sistematica, un amore per la filosofia

che in età matura vorrà dimostrare il profondo legame tra le profonde leggi del creato e dell’essere

da una parte e la sistemazione sociale e politica dall’altro. Il papà lo voleva prete ma per un cervello del genere qualsiasi ordine si sarebbe rivelato troppo stretto.

Al liceo Sant’Alessandro di Milano si ritrova come compagno Cesare Cantù, intellettuale dal carattere molto diverso che non accetterà mai una visione federalistica pur scrivendo pagine bellissime di storia universale: i primi litigi con lui sono davvero un presagio dell’evoluzione del pensiero padano e lombardo dell’Ottocento maturo.

_Ritratto_giovanile_di_Carlo_Cattaneo_-_

Ritratto giovanile di Carlo Cattaneo

scarica il testo completo

IL   CINEMA SURREALE DELLE SORELLE ROTHWACHER

di Ilaria Colombo

Nello scorso anno due film hanno suscitato curiosità nel cinema italiano accomunati dalla presenza (in entrambi i casi l’attrice Alba, Alice solo nel  primo  per la regia)  delle sicuramente degne professioniste Rothwacher.  Lazzaro felice  e Troppa grazia  presentano analogie di fondo nelle tematiche e nell’ambientazione. I protagonisti sono personaggi tra gli “ultimi”, ma se in Lazzaro felice abbiamo quasi una visione poetica e messianica con approfondimenti della realtà italiana di questi anni con riferimenti alle figure di emarginati italiani e migranti,  Troppa grazia  punta su aspetti che rivelano, basandosi su problematiche sicuramente gravi, disegni di un esasperato senso della miscredenza. Non solo la vicenda è assurda, ma già alle prime inquadrature, quando la protagonista scambia la Madonna per una profuga, capiamo subito che è un film mancato. Non si richiede necessariamente una visione religiosa, ma  anche in una rivisitazione laica,  ritenere che Maria faccia di tutto anche con la violenza simulata per convincere la protagonista di seguire il suo volere,  sicuramente siamo su un piano totalmente deformante la verità. Sarebbe meglio che nel  cinema italiano, ma anche in generale, si guardasse di più alla sostanza dei contenuti in maniera seria ed esauriente, invece di pensare agli incassi del botteghino. Dispiace perché la tematica, avrebbe potuto interessare i grandi registi del passato, come Fellini e Pasolini, e anche per la buona resa interpretativa degli attori. Inoltre le belle inquadrature dell’ Italia Centrale, meriterebbero maggiore spazio ed approfondimento. 

ALICE E ALBA  ROTHWACHER.jpg

Alice e Alba Rothwacher

I TRE INCONSCI E IL NUOVO ASSETTO DELLA PERSONALITÀ

Legrenzi e Umilta' stanno spopolando con un libro in cui si parla esplicitamente di tre inconsci al posto di uno : quello classico della libido, quello cognitivo e quello telematico legato al web e ai social media.

Ho trovato l'idea dei due docenti piuttosto interessante, destinata per certi aspetti a rivoluzionare la stessa psicoanalisi, non senza ricadute

sull’ antropologia e sull’ esoterismo di qualità.

In buona sostanza quello FREUDIANO sarebbe legato più alle emozioni sessuali ed affettive, quello cognitivo al serbatoio emotivo dei concetti e dei preconcetti, infine il postmoderno RETUALE (legato cioè al rito della Rete) alle pulsioni eccitabili attraverso la partecipazione collettiva alla formazione delle opinioni.

Si potrebbe affermare che quest’ ultimo in qualche modo era stato preconizzato dall’ inconscio collettivo di Jung ma il Maestro svizzero non poteva certo prevedere cosa sarebbe successo mezzo secolo dopo la sua morte.

Il fatto è che la frammentazione del livello inconscio rende più complesso e caotico il ruolo del CONSCIO, costretto insomma ad un surplus di lavoro per filtrare quanto arriva, in forma diversa, dalle parti più profonde della nostra personalità. L HOMO SAPIENS SAPIENS deve quindi imparare ad autocontrollarsi meglio, altrimenti rischia la deriva con una riemersione MOSTRUOSA della sua zona d' OMBRA.

41zmNonZXyL._SX293_BO1,204,203,200_.jpg

2018, L ESTATE PADANA PIÙ TRAGICOMICA DEL MILLENNIO

di Lido Manenti

E stata l' estate padana più tragicomica.

Ponti che si sbriciolano in un batter d' occhio, botti esplose a Zero morti e ottanta feriti, zanzare assassine, playboy caduti sul campo di battaglia, vicepremier padani avvisati e inquisiti con metodi veteroausonici. Una Padania mai così afosa e contradditoria che mostra meglio di tutte le macroregioni del mondo gli effetti di quel cinesurrealismo applicato, gia’ trattato in questa palestra da Rognoni, che caratterizza implacabilmente il Terzo Millennio, avviandoci così con gradualità a quello snodo dell‘ APOCATASTASI prevista dagli antichi stoici nonché dallo stesso Nietzsche.

Niente di grave sopra o sotto la superficie del mare ligure ed altoadriatico, a conferma che i mostri non frequentano più i posti più occulti e abissali ma abitano ormai tra di noi, in mezzo al traffico o nel giardino di casa…

La consolazione del secondo millennio consisteva nell' attesa di un autunno cosiddetto caldo, di quelli ove si verifican eccitanti scontri e fracassi tra contestatori e forze dell ‘ ordine. Ma oramai gli autunni assomigliano, anche climaticamente, a delle tiepide primavere, condite di false promesse prenatalizie e kermesse massmediatiche dal gusto soporifero. Oh, Padania profonda, petomanica, celodurista, se ci sei ancora…per favore batti un colpo!

  la tragica  

  ESTATE 2018  

C_2_articolo_3166311_upiImagepp.jpg

Ernest Cassirer

TORNIAMO A CASSIRER !               

dI Lucio Perelli

Quindici anni fa usciva  l' edizione definitiva in lingua  italiana di uno dei capolavori postumi di Ernst CASSIRER.

METAFISICA DELLE FORME SIMBOLICHE rappresenta un must per tutti quelli che credono ancora nella primazia della sfera estetica rispetto alla morale e alla metafisica.

In buona sostanza il Maestro teutonico dimostra che la ricerca filosofica altro non e' che lo stadio più alto della produzione umana dei simboli, l' atto di compiutezza della rappresentazione iconica. Chi pensa che la riflessione sulle dualità ontologiche, in particolare sulla dialettica tra Essere e Divenire, possa andare oltre la dimensione psicologica e fenomenologica, cade vittima del peggiore scientismo, di quella ossessione della oggettività del reale che tanti danni ha prodotto anche nella modernità.

Se si incorpora nel simbolismo anche il pensiero puro, oltre alla lingua, al mito e all’ arte, come mostra il Tardo Idealismo cassireriano, legato anche da Bergson e a Dilthey, non si può evitare di confrontare finalmente la stessa FILOSOFIA politica, fenomeno dell’ azione progettata, con l' essenza più profonda della storia dell' arte e della letteratura. In altre parole solo la genesi di simboli perfetti può contribuire alla costruzione di quella speranza, per nulla utopica, di salvare davvero il mondo.

IL CASO VIO E IL TRIONFO DELLE PROTESI PADANE      

di Franco Marin

 

È  la donna del momento. Metà reale e metà protesica. I padani per far fortuna in tivù devono dire stupidate o mostrare i loto arti artificiali, tertium non datur.

Bebe  (una volta per Beatrice si diceva Bice, ma facciamo finta di niente) e diventata in poco tempo una star, rilascia interviste, scrive libri e conduce trasmissioni in Rai.

Il suo sorriso delizioso e birichino ha conquistato tutti, in nome ovviamente del nuovo politically correct, riassumibile nella battuta: tutto ciò che è artificiale ha una marcia in più, dal trans al bionico, dal paraplegico al rifatto chirurgicamente.

Ma quando sarà finita la sbornia di questa nuova estetica non priva di morbose finalità di trasgressione erotica, che ne sarà della povera bambolina di plastica della provincia di Venezia?

Indovino Tristi Cose,  come diceva Adamo in una vecchia canzone, vedo Bebe Vio  prepensionata , accusata in ritardo di slang troppo lombardoveneto, a  contare le coppe conquistate colla scherma come unico trofeo rimasto a chi si accorgerà che “ La vita (non e’ propriamente ) una figata”…

Beatrice Vio (Bebe)

Il nazionalismo filorisorgimentale,

assai borioso, del Galli della Loggia

di Andrea Rognoni

 

Nell’ ultimo suo libro, Ernesto Galli della Loggia ribadisce, portandole fino alle estreme conseguenze, le sue idee sull’ Italia

IL TRAMONTO DI UNA NAZIONE si configura come una isterica difesa dei valori risorgimentali, attraverso l' accusa, per noi ingiustificata, di marcato antirisorgimentalismo, nei confronti dei maggiori schieramenti storici della politica italiana, dai cattolici ai marxisti, dai federalisti agli stessi liberali.

Solo il leghismo, rispondiamo noi, si e schierato contro il Risorgimento, visto come matrice purtroppo quasi indelebile, di tutti i nostri guai.

Gli altri partiti di questi 160 anni postunitari  non hanno mai detestato le modalità e le forme colle quali si è compiuto il processo di unificazione,  anche quando hanno fatto finta di voler  distruggerlo (vedasi il caso del pur grande Gramsci, vittima in fondo di un proletarismo poco sensibile alle vere identità etniche e culturali).

(nella foto Ernesto Galli)

I CENTO ANNI DEL MITICO ORINATOIO DI DUCHAMP, FETICCIO INTOCCABILE DELLA MODERNITA’

Andrea Rognoni

Un pisciatoio, uno di quelli pubblici o pseudodomestici.. Colla striscia virtuale del liquido a contrassegnare i possesso del territorio. Posizionato però in guisa capovolta.

Un Capolavoro? Mah…chissà….di sicuro l'opera artistica che ha davvero, finalmente, rivoluzionato l'assetto del pianeta Terra.

Cento anni fa, l'ottavo di’  di  aprile del 1917, il Francesino presentava la sua “Fontana”, comprata grezza in un negozio della grande mela, agli organizzatori della mostra gestita dalla Società degli artisti indipendenti al Central Palace.

Il Significato? L' arte deve essere qualcosa su cui PISCIARE SOPRA (non vi viene in mente anche una famosa uscita coprolalica  dello Sgarbi televisivo?). Il dadaismo avvertiva che non deve più prevalere la dimensione di sublimazione estetica ma quella di marca funzionale, anche scatologica ( nonché escatologica come destino putrescente del corpo).

Dobbiamo riconoscere che Duchamp fu profeta perché l' intera societa’, seguendo un impulso a base artistica (ma sappiamo che l arte arriva sempre prima della realtà, in un certo senso la crea) e’ andata nella direzione della  progressiva “reductio ad cloacam”, in campo economico e nel settore etico giuridico.

Anche Angelo Crespi , rimpianto come direttore del Domenicale, la pensa così , esprimendo il tutto nel gustoso libello Cento anni di Arte immonda  (ed. Il Giornale)…ma secondo me sembra dolersene oltremisura dall ‘alto di una visione un po’ troppo tardoborghese .  Meglio pensare che si tratta di un tunnel inevitabile, preconizzato dallo stesso Jung nei suoi capolavori.

Marcel Duchamp

IDENTITÀ E NAZIONE , IL RIASSETTO DELLE BASI ETNOCULTURALI. di Andrea Rognoni

 

Esistono a secolo ormai inoltrato due questioni importanti che si intrecciano reciprocamente nel tentare strenuamente di resistere all’ oppressione melliflua ma accanita e calcolata da parte del mondialismo e del suo cadenzato e onnivoro pensiero omologante .

La prima consiste nella questione nazionale. Gli Stati nazione non sono morti come prevedeva qualcuno e son tornati a dar segni di vita proprio nel momento in cui una certa coscienza collettiva , avvertita da una determinata élite culturale capace di sfidare i poteri forti della cultura e dell ‘informazione , ha percepito decisamente  la pesantezza della globalizzazione e dello sradicamento.

scarica il testo completo

La crusca fa “cacare”                          

di Pierluigi Crola

È notorio l’effetto lassativo della crusca, ma talvolta anche la crusca con la C maiuscola può provocare effetti altrettanto spiacevoli, ad un pubblico mediamente acculturato.  Mi riferisco ad una serie di affermazioni riscontrate in un articolo ottobrino del Corsera dal titolo  “L’Accademia della Crusca: il lombardo non è una lingua”. Prendendo spunto dal recente disegno di legge della Regione Lombardia che accennava alla salvaguardia della lingua lombarda, la su citata istituzione si affretta a fare una serie di osservazioni per conto del prof. Paolo D’Achille:

scarica il testo completo

LA BOCCA INCOMPLETA DE…LA VERITA’

 

Dal 20 settembre e’ arrivata in edicola … la Verità.

Si tratta del terzo braccio del giornalismo targato centrodestra.

Ma siccome a noi la politica “diretta” non  interessa, anzi spesso ci annoia, siamo andati semplicemente a vedere quanta e quale cultura  abita nelle pagine del nuovo quotidiano diretto da Maurizio Belpietro.

Ricerca che subisce pesanti delusion…nessuna rubrica o pagina fissa  come su Libero e Il Giornale, tentativo misero di distribuire saltuariamente qua e là recensioncine, reportage e interviste che parlano di libri e vip letterari; di mostre nessuna traccia, dibattiti al minimo  e ricondotti sempre ad una dimensione panpolitica.  E poi i soliti luoghi Comuni!  Nessuna ventata di vera novità di pensier... (un esempio, parlate finalmente delle qualità di Oriana Fallaci come sublime e inimitabile scrittrice, non come profeta...)

Peccato, un’ occasione persa. Forse e’ solo questioni di scarso budget,  perche’ Belpietro in fatto di cultura aveva mostrato ben piu’ grinta e capacità.

Ah, un appello al possibile salvatore della situazione… Borgonovo  ragazzo d' oro del giornalismo padano e culturale, fatti un pò largo e vedi di farti valere come collaboratore, regalaci il meglio per il bene di tutto, altrimenti il tuo genio va sprecato!

PERCHE’ HA RAGIONE LA PAGNUCCO                                                     

di Andrea Rognoni

 

Nell’ultimo editoriale di ARTE IN ( aprile-maggio ’16), la bella e importante rivista di arte contemporanea preparata ogni bimestre da quasi un trentennio nel cuore del Veneto ma spesso pensata e divulgata in Versilia ( in realtà si tratta di un’agenzia culturale padana ormai conosciuta in tutto il mondo tanto da venire impostata direttamente in versione bilingue), il direttore Lorella Pagnucco Salvemini, critica e storica dell’arte e della pubblicità, originale scrittrice di successo e da sempre fervente seguace del miglior socialismo di ispirazione federalista ( del resto, buon sangue non mente: suo nonno è stato il più grande meridionalista e anticentralista della storia), spiega da par suo le ragioni di chi rimane diffidente nei confronti di un tipo di arte che rimane più urlata, nella sua vena trasgressiva, che realmente e autenticamente vissuta.  

 

scarica il testo completo

Lorella Pagnucco

IL CASO BARICCO; PERCHE’ LO ADORIAMO COME SAGGISTA

 E NON CI PIACE NARRATORE          

 di   Felice Ferraris

 

 

Dopo la morte di Umberto Eco, Alessandro Baricco risulta il più famoso scrittore piemontese vivente. Sta raggiungendo quasi la sessantina d’anni d’età e si appresta a vivere una senescenza……in gloria, pur appartenendo a quella schiera di personaggi che non ama troppo apparire ( un requisito tipicamente piemontese?........non proprio, se si pensa ad Alba Parietti).

Baricco ha scritto ormai un alto numero di romanzi, tutti di un certo successo. Secondo una linea tipica dell’eclettismo padano, ha svolto le attività più diverse sul piano artistico-culturale, brillando anche in campo musicologico (altra tradizione subalpina che fa capo al Mila) e critico-letterario. Senza contare infine il settore giornalistico, dove a tutt’ora, tra l’altro, si ricorda la sua condanna“geomorale” del paese di Masone, ganglio vitale ( ma secondo lui mortuario) tra Mlano, Torino , Genova, Versilia e Costazzurra, per raggiunger le quali mete occorre passarvi inesorabilmente.E’ nota infine la sua passione sportiva.

Alessandro Baricco

scarica il testo completo

L’ARTE DEL PANICO   

nota di  Marino Rispoli

 

Prendendo spunto dall’interessante intervento del professor Rognoni sull’entità extrartistica di un mondo sempre più surreale, vorrei ricordare , sulla base della mia esperienza di prassi psicanalitica che all’attività artistica corrisponde per contrapposizione dialettica e al negativo (ma i medici direbbero POSITIVO) il vero e  proprio caos a base panicale, che caratterizza la patologia della subcreatività ed è causata anche da contraddizioni inerenti alla logica scientifica, che non permette sulla base delle sue asserzioni di dare una reale giustificazione sia alle azioni del mondo che alla propria personale accidentalità. Si tratta di una zona d’Ombra caratterizzata da pessimismo e follìa, il cui riassorbimento non può competere alla scienza e alla medicina ma appunto all’esercizio faticoso ed inesausto della creatività artistica, a vari livelli e con alternanza tra stili, estetiche e poetiche diverse.

Decisivo in tal senso il saggio ormai cinquantennale di Luigi Preti “Retorica e logica” dove si individuano appunto le radici dei due codici semiotici principali dell’umanità. La logica si contrappone alla retorica perché non riesce a risolvere i problemi causati dal PANICO CAOTICO. Se vuole in qualche modo risultare ancora dominante nel mondo deve concedere qualcosa alla retorica , deve diventare una logica creativa, finalizzata all’arte e alle sue manifestazioni. Ecco perché anche in  questo sito son contento di  trovare spesso linguaggi diversi, col rischio naturalmente dell’eclettismo e di una sorta di caos preordinato ( vedi l’ormai classico studio di Roscioni sulla “Disarmonia prestabilita”) che fa venir in mente il magnifico gramelot padano di Dario Fo ; ma , appunto, la consapevolezza di poter avvicinarsi in qualche modo alla reale complessità dell’esistenza non ha davvero prezzo!.

RILANCI                                         

di  Sergio Serena

 

GRANDI VENETI D’EUROPA , INGIUSTAMENTE OBLIATI

CESAROTTI E PIOVENE , FIGURE DA TORNARE A  CELEBRARE

 

Proviamo a rilanciare due scrittori di altissimo livello, uno linguista ed europeista convinto del Settecento meno compromesso coll’illuminismo, l’altro giornalista e scrittore, amico di Montanelli e Buzzati, più amato a Londra che in Padania e in Italia. Ancora una volta si vorrebbe far vincere la battuta del peggior D’annunzio su Antonio Fogazzaro: “Perdonatelo, è di Vicenza…”

 

 

CESAROTTI, il TRADUTTORE DI OSSIAN, ED IL GRAN SISTEMA DELLE LINGUE

Melchiorre Cesarotti, padovano, ingiustamente gettato ora dai libri di testo scolastici nel calderone dell'illuminismo, morì nel 1808, all'inizio di un'epoca, quella romantica, che lui aveva preconizzato ampiamente colle sue opere lungo una linea di percorso che comprendeva l'estetica come chiave di volta dell'etica e della politica, leitmotiv tipicamente mitteleuropeo  (vedi "Saggio sulla filosofia del gusto") . Grande conoscitore di molte lingue europee,  si interrogò sul senso e il significato di una grammatica nazionale in grado al tempo stesso di dialogare coi suoi dialetti e di coordinarsi colle lingue omologhe...segue  su pdf

 

 

 

 

scarica il testo completo

PER UNA NUOVA BANDIERA ITALIANA

di A. Rognoni

 

La bandiera italiana non ci convince più. Crediamo ancora nell’Italia, nella nazione chiamata Italia,

auspicandola federale. Ai nostri occhi invece ha perso legittimazione il Tricolore, figlio di un’epoca ormai lontana, quella  a cavallo tra settecento illuminista e ottocento risorgimentalista, che rappresenta ancora quell’Italia là, con quelle caratteristiche culturali e geopolitiche, civiche e spirituali, che non corrispondono  più alle esigenze di un Italia quale noi vogliamo, postmoderna

e autenticamente libera.  

Ecco allora la necessità di cambiare la bandiera ( scandalo? La mentalità tipicamente conservatrice della Repubblica non riuscirebbe  mai a digerire simile proposta? Molti obietterebbero che muterebbe solo la forma e non la sostanza?) per formare finalmente – scusate il gioco di parole – un nuovo FORMAT, cioè una formula inedita di comunicazione dei valori nazionali.

Bene, l’idea c’è e mi sembra chiara, difficile la sua trasformazione in qualcosa di concreto, a partire dai colori per arrivare alla disposizione degli stessi e ad eventuali figure. Questione secondo noi tipicamente estetica, che solo un’associazione artistico-culturale può affrontare,per questo chiediamo la vostra appassionata collaborazione. Mandateci le vostre proposte, via mail, sia attraverso descrizione linguistica della possibile nuova bandiera che attraverso disegni e illustrazioni.

Aspettiamo le vostre immagini, per una bandiera che parta finalmente dal basso, cioè dalla mente della gente e del popolo, non da una coccarda amata dalle élites.

CENTO ANNI DI SURREALISMO … E IL MONDO E’ SEMPRE PIU’ SURREALE

di A. Rognoni

Son passati cento anni da quando Andre’ Breton scriveva le sue prime poesie di ispirazione surrealista, dando il via ad una lunga, poliedrica  ed indefessa attività, che lo farà diventar famoso soprattutto per i manifesti del Surrealismo e la arguta teorizzazione dell’arte e della letteratura che lui chiamo’ surrealiste perché dotate di elementi letteralmente SURREALI, nel senso cioè che vanno “sopra la realtà”, raggiungono in altre parole un livello superiore di realtà, che l’immaginazione umana non era riuscita ancora ad esprimere direttamente.

scarica il testo completo

Reincantare il mondo

Cosa significa “reincantare il mondo”? Perché ha tanta fortuna di questi tempi l’espressione in questione, che sembra presa da un commentario alle favole dei fratelli Grimm?

Il tutto nasce da un grosso problema: non solo son cadute le vecchie ideologie ma nei giovani si fa sempre piu largo l’idea che non esiste ormai più nulla nell’universo su cui vale “scommettere un’idea e costruire un ideale”. E’ nota la ricaduta di questa convinzione collettiva diffusa: il mio particolare vale più di qualsiasi fantasma collettivo. Ecco ricadute anche nel mondo dell’arte, della letteratura del cinema, etc. con una esangue ricerca di idealità farlocche come la sottolineatura  affannosa  dei diritti , a tutti i costi, purche’ tali diritti nulla abbiano più a che fare coi miti del passato ma anzi costituiscano una chiara alternativa alla Tradizione, alla Teologia, alla Morale, etc...

scarica il testo completo

bottom of page